pudenda

lunedì 10 marzo 2008

masturbazione manganelliana preliminare

di Filippo Milani

Accertarsi, innanzitutto, sul proprio stato di solitudine: è necessario essere rigorosamente soli per masturbarsi, bene. Nessuno deve poter disturbare la nostra pratica, nessuna persona, gatto, cosa o rumore devono interrompere il nostro stato di libido auto-referenziale. Silenzio totale per gesto solitario. Nelle prime fasi il movimento, per quanto meccanico, necessita di un'accurata concentrazione; tutta la nostra attenzione deve essere diretta verso un unico solo obiettivo: il piacere, il nostro, il mio. La masturbazione esige lo spazio bianco (di un bagno, della propria cameretta, etc.), la situazione bianca (una pausa nella giornata, nella mente, nelle relazioni interpersonali, etc.) e la carta bianca (soffice, ma non troppo).
Ottenuta questa condizione preliminare e indispensabile, è possibile procedere con il personale tentativo di auto-soddisfazione, ogni volta uguale, ma sempre diverso; ogni volta diverso, ma sempre uguale, regolando il ritmo della mano in base al proprio stato d'animo o alle condizioni atmosferiche, se metereopatici.

Masturbazione n. 1
Io masturbo, io mi masturbo, accordo i verbi impersonali, chiacchiero con me stesso, a vanvera, senza senso. Impugno un'estemporanea logica del cazzo, che mi rende felice e mi soddisfa, per quanto possibile. Sono nelle mie mani, è tutto nelle mie mani: la possibilità di parlare, di monologare, di interloquire. Io mi tocco la prima cosa che è alla portata della mia mano, ma che non mi appartiene, non conosco la sua volontà, ma solo la meccanica. Potrebbe dirsi uno sfogo contro me stesso, una liberazione dalle logiche della comprensione, forse. Purtroppo di me, non conosco altro che ciò che conosco di me, niente di più, nemmeno l'ontologia, l'epistemologia, né altre logie. Impugno la debole estremità del mio corpo, quella che Leonardo avrebbe posto al centro del corpo nel cerchio nel quadrato, dove tutte le linee convergerebbero, se non ci fosse la testa a confondere le proporzioni, credo. E, quindi, tutti a credere che l'ombelico sia il centro dell'uomo, dell'umanità, del mondo. Continuiamo a fingere, dimenticando che la meccanica della masturbazione concentra tutto di noi in un solo punto, nell'unico centro possibile del cerchio o del quadrato o della vita, non so.

Masturbazione n. 2
Il meccanico movimento della mano produce auto-erotismo, auto-piacere, auto-rilassamento. Godo dell'inane onanismo di un altro, che sono io, e faccio, a me, ciò che altri non sarebbero in grado di farmi. Mi auto-compiaccio di essere io stesso l'altro che mi dà piacere: non ho bisogno di nessuno, non sfrutto nessuno per il mio godimento. La pace meccanica della mia mano rassicura, con il caldo movimento auto-regolato, il mio corpo, che non sembra appartenermi, per un po'. Monodialogo con il mio cazzo che mi sorride compiaciuto; tutto è silenzio, a parte un sempre più rapido fruscio di carne su carne, esatto. Mi procuro piacere con la morte di innumerevoli possibili vite, esistenze senza futuro che esistono solo per il mio piacere istantaneo. Adesso.
Sono venuto nel palmo di me stesso, con una mano stringo me stesso, con l'altra disegno il mio volto sullo specchio, come masturbante Narciso.

Masturbazione ulteriore
io, io, io...pronome singolarmente spocchioso, che si trova sempre al centro dei miei pensieri. Odio questo protagonismo eccessivamente eclatante, tanto da sopravanzare gli altri pronomi personali soggetto, con cui vorrei poter sostituire il mio nome: tu, essi, voi, e gli altri. Odio, di un odio inutile, la sua presenza indelebile e amo, di un amore disumano, la sua assenza sottintesa. Io sono io, solamente io, che mi equivalgo nella carne e nella parola; nessun altro sono io, se non io me medesimo e solo. Nella solitudine della mia incestuosa tautologia, obbedisco al mio dio che mi comanda e che sono io, nient'altro che io. Ti ripeterò all'infinito, infinitamente odiandoti, perché non posso fare altrimenti, perché non mi è permesso distruggerti definitivamente, perché non posso e non voglio dimenticarmi, per sempre, che tu non esisti: io, io, io...

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