pudenda

sabato 31 gennaio 2009

PEZZA - Episodio 6: Venticinque dodicesimi


Ecco il sesto episodio. Spero che vi piaccia come è piaciuto a me. Vi voglio tanto bene. Ho bisogno di affetto. Mi sento così solo a scrivere al buio nella mia stanza. Perchè non ho amici? Perchè non ho la ragazza? Cosa c'è in me che non va? Ho freddo.




Se mi volete bene aiutatemi.



venerdì 30 gennaio 2009

Pacchetto sicurezza

mercoledì 28 gennaio 2009

Re: Pompini (con umiltà)

Sarà per questa faccenda che adesso si usa molto il take away, secondo me. Cioè, per esempio, io ultimamente pranzo di merda, perché sono sempre di fretta, non che abbia qualcosa da fare di più importante di mangiare, ma che è tutto sullo stesso piano. Il mio pranzo ha, secondo me, la stessa importanza della riunione che ho dopo, o della lezione di teatro, o delle sei ore di studio. Non c’è gerarchia fra le cose, tutto è falciato alla radice, quindi se salto il pranzo per andare a teatro, metti caso, poi mi sembra di aver dato al teatro troppa importanza e non va bene.
Il pompino rientra in questo meccanismo di parità. Il pompino (ma rigiro la cosa anche al corrispettivo per l’altro sesso, giusto per inserire un po’ di politically correct in un discorso sulla fallofagia) è take away, non c’è neanche bisogno che ti spogli tutto, anzi, per noi maschi basta anche solo aprire la patta senza neanche troppo scomodarsi. Ti sporgi solo da un finestrino, chiedi, poi sta alla discrezione di chi prepara sputare o meno su quello che hai chiesto (tipo sull’hamburgher o sulle patatine) e sei già pronto per fare quello che dovevi fare dopo e per il momento ti senti appagato: dovevi fare una cosa, l’hai fatta. Bene.
Vuoi mettere con, invece, stabilire una gerarchia? Come fai? Per me è difficilissimo. Una guzzata è un romanzo, deve avere uno svolgimento intero, magari con introduzione, presentazione, complicazione e scioglimento, magari epilogo e morale. E chi ce l’ha il tempo? Io Guerra e Pace l’ho letto quando avevo diciassette anni, quando non sapevo neanche dell’esistenza del termine “guzzare”, adesso non ce la farei, ci metterei due mesi. Dovrei mettere quello in cima alla lista e non credo che me la sentirei, dovrei tenerci veramente molto.

domenica 25 gennaio 2009

wiry

Dagli archivi personali di Lenin, recuperiamo il primo video della giovinessa De Giacinto, quando ancora collaborava col soviet di Leningrado e la stopmozione era strategia di sovversione.
Strabuzzate il foro occipitale.

sabato 24 gennaio 2009

PEZZA - Episodio 5: Ma il vizio



Se osservare la danza d'amore del gallo forcello non ti basta,
copriti di fronde e sterco, ammutolisci, e osserva:




Altrimenti, per la Valchiusella:
http://maps.google.it/maps?hl=it&q=valchiusella&um=1&ie=UTF-8&sa=N&tab=wl
poi eventualmente chiedi.



martedì 20 gennaio 2009

playtime

Eccolo nel suo piccolo citato anche il traghetto spilliforme in quest'opera di una giovine giovinessa (Elena de Giacinto) con la strabiliante tecnica della stopmozione, tantissime foto una dopo l'altra che sembra ci sia un movimento che però non c'è.

Treblinka


scrivo questo pezzo
per dimostrare l'inconsistenza
dei rapporti causali.

domenica 18 gennaio 2009

Bombe di merluzzo

Da ragazzino prendevo delle pasticche di fosforo, erano grosse, grosse come proiettili. Era olio di fegato di merluzzo, allora si diceva fosse utile per rinforzare la memoria.

Ora ci sono pure le bombe al fosforo, usate dall'aviazione israeliana.
Tuttavia ho come l'impressione che questi ordigni non siano utili né a rinforzare la memoria, né a celebrare degnamente il "giorno della memoria".

Doppia razione di merluzzo per Israele, e al più presto.
Possibilmente in compresse, non in bombe.
Grazie.

sabato 17 gennaio 2009

PEZZA - Episodio 4: La morte perde il pelo


Piacere, sono il quarto episodio.


C'è qualcosa che brucia?

venerdì 16 gennaio 2009

Israeliani


Questa non è Gaza vostra.

giovedì 15 gennaio 2009

Michail Sergeevič Gorbačëv aveva ragione



















Più glasnost per tutti.

mercoledì 14 gennaio 2009

Mathausen


É insopportabile,
quando uno non sa cosa scrivere
eppure scrive lo stesso.

Il piano di Israele per la Striscia


lunedì 12 gennaio 2009

Dannata coscienza cattolica

Scarico un milione di film solo per poter controllare che non siano porno e, quando, deo gratias, ne trovo finalmente uno che è a tutti gli effetti un sacrosantissimo porno, lo scorro tutto di fretta smadonnando perché "Vorrei sapere chi è quel maledetto che mette in rete dei porno e li rinonima coi titoli di film famosi", poi cestino e mando tutto al diavolo.

sabato 10 gennaio 2009

PEZZA - Episodio 3: Pioggia di Stelle

Un festoso "yuppie-yu" si innalza dai nostri ventricoli.
Le nostre aorte scardinano il sistema di felicità borghese.
I testicoli esplodono e i bulbi piliferi marciano sulla capitale.

Pezza è tornato.

venerdì 9 gennaio 2009

C'è crisi, dopo le feste

La crisi disintegra le cose
fa sembrare che tutto è peggio
di come è:
bisogna impazzire.
Nella crisi stanno tutti calmi
anche se ogni tanto piangono
- addosso -
tanto per fare.
Le cose disintegrate, le piazze vuote,
il silenzio nelle strade.
La crisi fa le cose impazzire
perché pensa,
come se fosse dietro l’angolo,
alla fine.
Alla fine tutto peggio di come è
già che non si sta per niente
- appunto -
per niente bene.

Un Natale come un altro

Era un Natale come un altro.
Il cenone era stato molto buono e molto abbondante, Anna Maiori, la padrona di casa, aveva sfruttato tutte le sue abilità culinarie per preparare un menù coi fiocchi che facesse dimenticare la crisi, gli stipendi bassi e tutto il resto.
Gli invitati erano sazi e divertiti dai discorsi di Franco Maiori, vero e proprio istrione della serata, che aveva la capacità di coinvolgere e far ridere tutti e di non esagerare mai. Non era quella la serata per causare dissapori o per riportare alla memoria quelli vecchi.
In più, ad allietare il tutto, era il fatto che per la prima volta non si erano apparecchiati due tavoli, uno per i bambini e uno per gli adulti. Questo era l'anno in cui i ragazzi avevano compiuto, quasi tutti, i dieci anni, guadagnandosi il diritto di sedersi al tavolo dei grandi. Tra questi ovviamente c'era anche Maurizio Maiori, anche se, a dir la verità, di anni ne aveva appena compiuti nove, ma si era sempre dimostrato così maturo e così sveglio che avresti potuto intuire la sua vera età solo guardando bene l'innocenza che aveva ancora dipinta sul volto. Era l'orgoglio dei suoi genitori.
Fu così che tra una battuta del buon Franco e un piatto servito da Anna il cenone stava volgendo al termine. Già si sbottonavano i bottoni dei pantaloni e si allargavano le cinture, anche se questo non era il massimo della finezza, ma il bello della compagnia era proprio la sua spontaneità, l'etichetta era una cosa da ricconi.
- Apriamo il panettone?- chiese Anna, tenendo già il panettone in mano.
- Sì- urlarono gli invitati quasi in coro.
Ovviamente un solo panettone per tutta quella gente non era abbastanza, ma Anna aveva avuto l'accortezza di prendere due panettoni. Due panettoni di pasticceria che in proporzione le erano costati più dell'intero menù. Ma non era quello il momento di pensarci e poi non c'era bisogno che Franco sapesse che i soldi per la cena erano stati presi dal fondo vacanze, avrebbe trovato un modo per recuperare facendo le pulizie nelle case della Città alta.
- Ma perché ci mettono i canditi?- tutt'a un tratto questa frase fece calare il gelo.
- Tanto li scartano sempre tutti, quindi perché ce li devono mettere?- era stato il piccolo Maurizio a parlare e adesso, senza guardarsi attorno aveva iniziato a togliere i canditi con la punta del coltello.
- Almeno l'uva passa ad alcuni piace, ma i canditi fanno schifo a tutti- continuò senza accorgersi del silenzio che gli si era creato attorno.
Qualche colpetto di tosse, qualche bicchiere che tintinnava, poi fu bravo il buon Franco a riprendere il discorso prendendo a pretesto una trasmissione televisiva.
- L'avete visto quel documentario in tele l'altro giorno? diceva che...
Dopo qualche minuto l'imbarazzo si era sciolto, anche se il nervosismo rimaneva, nonostante il tentativo di Franco di mandare avanti la discussione come se nulla fosse. Poi qualcuno bussò alla porta.
Anna andò ad aprire, pulendosi le mani sul grembiule. Davanti a lei si presentarono due uomini alti vestiti di nero, col distintivo in mano.
- Squadra speciale...
- Non potete- li interruppe subito Anna con le lacrime agli occhi- è la sera di Natale, vi prego, il bambino è piccolo, non sa, non potete...
Ma i due uomini l'avevano già superata e erano già entrati in sala da pranzo.
- Scusate il disturbo.
- Auguriamo a tutti un felice Natale.
- È fra voi Maurizio Maiori?
E il piccolo Maurizio rispose alzando la mano, come a scuola, perché aveva ancora la bocca piena di panettone e non voleva essere maleducato di fronte a quei signori che non conosceva.
Poi fu tutto molto veloce, i due uomini presero con sé il piccolo Maurizio concedendogli di prendere un'altra fetta di panettone, salutarono molto sbrigativamente e se ne andarono.
Il silenzio era assoluto, nessuno voleva pensare a cosa era appena successo, nessuno voleva parlare per primo. Il volto del buon Franco sembrava invecchiato di vent'anni e tutti pensavano alla parola giusta da dire, ma anche solo azzardare un "Mi dispiace" sembrava una cosa fuori luogo.
Anna non poteva tollerare quella situazione.
- Chi prende il caffé?- chiese dopo essersi asciugata gli occhi sul grembiule.
Doveva essere un Natale come un altro.

giovedì 8 gennaio 2009

Bacilli

In casa mia c'è un uomo che soffre.
È un mio amico.
Si rotola sotto le coperte canticchiando in falsetto it's the final countdown.
Ha 39 di febbre.
Forse anche di più.
Ha gli occhi arrossati.
Ma soprattutto, puzza.
Ciò vuol dire che è vivo.

Ieri sera ho bussato alla sua porta per controllare se fosse ancora in vita, ma non mi ha risposto.
Credo abbia preso un brutto virus.
Di quelli che girano in autobus.
Sono grandi, grossi, e pagano pure il biglietto per salire a bordo.
Mi sa che, girando per l'autobus, questi germi si sono ammalati a loro volta.
Ora hanno in corpo dei virus più piccoli.
Il mio amico malato insomma ne ha tanti in corpo, è diventato una matrioska di malesseri stagionali, e prende la tachipirina per tutti quanti i virus che ha dentro.
Però secondo me, sentendo quanto puzza, poco a poco i virus inizieranno a credere che sia il mio amico il germe.

Poco fa ho sentito dei colpi di tosse e un rantolo sordo, così ho pensato di fare un regalino al mio amico, per tirarlo su.
Ho preparato cinque tartine per lui: crackers salati ricoperti da maionese.
Ne va ghiotto.
Poi ho preso un bel vassoio, li ho messi sopra di esso disponendoli ad arte, a raggiera.
Arrivato davanti alla sua camera ho socchiuso la porta sussurrando il suo nome.
Subito sono stato investito da una folata di ottimo profumo di lavanda.
Mi sono bloccato sul posto.
Il vassoio mi è caduto di mano.
Ora i crackers sono tutti rotti per terra, e la maionese riempie le fessure tra le mattonelle.

martedì 6 gennaio 2009

L'ennesimo fallimento

La mia morosina delle elementari è una figa totale. E quando dico totale intendo totale, completa, composita. L'ho mollata io, credo, dopo che le avrò parlato, in totale, 4 volte in tutte le scuole elementari, non mi era stata neanche troppo simpatica, ma cosa ci vuoi fare, mi sembrava che se le avessi parlato non avrei saputo cosa dirle e lei avrebbe capito che in fondo ero noioso. Così ogni volta che lei arrivava io trovavo una scusa per andarmene, tipo in bagno, che all'epoca era di moda, forse più di adesso.
Ricordo che una volta eravamo in gita e lei raccontava alla sua amica che era stufa di dover sempre prendere l'iniziativa e che io facessi finta che lei non ci fosse. E lo diceva forte, ad alta voce, per essere sicura che sentissi, solo che oltre che a me, avevano sentito anche i miei compagni a cui raccontavo di quanto fossi innamorato e quanto, ogni volta che facevo qualcosa da grande eroe (tipo un gol al campetto, o uno scatto prodigioso, o salvare la classe intera da un mega dinosauro riportato in vita da uno scienziato pazzo), speravo che ci fosse lei lì a guardarmi.
In effetti è stato un po' deprimente scoprire che in questi quindici anni non sono migliorato molto. Non sono neanche diventato una figa totale.

lunedì 5 gennaio 2009

Razzismo


Ho un colloquio di lavoro. E' il primo della mia vita.
Mi sveglio sudato e teso, è stata una notte agitata piena di risvegli improvvisi e ginocchiate contro la parete.
Mi vesto con lo sguardo fisso a mezzo minuto nel futuro, i vestiti non li controllo, li ho preparati in ordine sulla sedia la sera prima, insieme al foglietto con le indicazioni stradali e al curriculum.
Il curriculum l'avevo già consegnato, logicamente, ma non si sa mai, me lo porto dietro. Non ho idea di come possa funzionare un colloquio di lavoro. Ad un esame, pensavo la sera prima, puoi aver studiato oppure no. E ti assumi la caga relativa, scontata e proporzionale. Qui no, la prova è dietro una cortina scura, cosa aspetta non si può saperlo. L'angoscia dell'inconosciuto non dà appigli.
Tantopiù che ne va del destino.
Esco di casa vestito e profumato, senza barba e con lo sguardo azzurro. Prendo la macchina, stacco lo specchietto retrovisore e parto.
Ad un tratto, sulla tangenziale, ho l'illuminazione che cambia tutto. Devo fare a tutti i costi una buona impressione, penso forse a mezza voce: accelero fino ai 150, puntando diritto il palo della luce in fondo al rettilineo, e mi schianto.
Muoio sul colpo, praticamente senza dolore, in un caleidoscopio di sangue e lamiere.
Arrivo a destinazione in anticipo di dieci minuti buoni, le gambe sono salde e non ho più alcuna paura.
"Buondì, sono qua per il colloquio. Andrea Masotti."
"Buongiorno. Entri pure."
Entro, l'ufficio è ampio e solare. La segretaria non mi guarda, mi indica con un dito grazioso la poltrona accanto alla porta. "Si sieda. Il capo la riceverà tra un attimo."
Mi siedo sorridendo. Si segga suona molto meglio, penso. Il capo, penso, ma dove siamo, in un film di gangsters? Poi non penso più, attendo specchiandomi nelle scarpe.
Ad un certo punto, sono dentro.
"Andrea Masotti."
"Sono io. Buongiorno."
"Ho letto il suo curriculum. Ha ottime referenze. E ha fatto dei buoni studi."
Io rimango in silenzio, capisco che non è ancora il momento di interromperlo.
"Anche le esperienze lavorative, buone. Bene bene bene."
"..."
"E mi dica, Masotti, cosa pensa di poter offrire alla nostra squadra? Mi piace pensare a noi come a una grande squadra, sa?"
Era il mio momento. Fuori il discorso.
"Posso offrire la mia esperienza nel settore. Ma soprattutto caparbietà e passione. Conosco bene questa sua azienda, mi piace come lavorate, e penso di poter essere una valida forza aggiunta. Ho idee e molta voglia di lavorare."
"Ha una bella cravatta."
"Ehm, uh, grazie." Non mi aspettavo un'interruzione. Non di quel genere. Cerco di riprendere il filo.
"Sì, dicevo. Ho una maturata esperienza in quadri organici analoghi, nei diversi stages che ho fatto. Come può testimoniare il mio curriculum, ho una netta inclinazione al lavoro di gruppo. Anch'io ho sempre considerato i miei colleghi come una squadra. E ogni giorno di lavoro per me è una partita, il risultato è l'obiettivo." Mi ero ripreso, dai, stavo andando bene. "In poco tempo posso sviluppare un progetto di coordinazione e di ottimizzazione, ho anche portato, come può vedere, i grafici del mio scorso operato. Testimoniano.."
"Mi scusi."
"..Testimoniano il miglioramento.."
"Mi scusi."
"..Prego?"
"Deve scusarmi. Non mi ero reso conto subito."
"..."
"E' colpa mia. Avrei dovuto informarmi, nessuno mi aveva detto niente. Mi dispiace, sono costretto a comunicarle che non se ne fa niente."
"Ma.. Come.."
"Mi dispiace che abbia fatto tanta strada per niente. Leggo qua che abita a Verona, no? E sono dispiaciuto davvero, con i suoi requisiti.."
"Non capisco. Cosa c'è che non va?"
"E' presto detto, Masotti. Non assumiamo morti. E' la nostra politica aziendale, mi dispiace."
"..."
"Arrivederci."

sabato 3 gennaio 2009

Saggia definizione

Randello (s. m.). Medicina per uso esterno, da applicare alla testa e alle spalle di un imbecille.

(Ambrose Bierce, Il dizionario del diavolo)

PEZZA - Episodio 2: Cambiamenti

Ecco la coppia più frizzante del jet set tornare a grande richiesta con un nuovo brillantissimo episodio.

Obama si è preso la serata libera, Cossiga trema.

Et voilà

venerdì 2 gennaio 2009

Bisesto

Angelo Barlotti era nato il 29 febbraio del 1987.
Per questo nessuno lo prendeva mai sul serio.