pudenda

giovedì 24 febbraio 2011

orizzonti d'umiliazione




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giovedì 10 febbraio 2011

Post-retrò

Scrivo tutto sulla schiena, l'ultimo spazio che mi è rimasto per appuntarmi. Sono meticoloso, così metto anche le note a piè di pagina, a chiusura, prima dello sfintere. Scrivo la mia scrittura definitiva, quella che poi una volta scritta non ce ne saranno altre (pensi), ma poi è propabile che continui a scrivere perché è una cosa che si fa come vomitare: ogni tanto ubriacarsi e sboccare l'anima fa bene. Ho sempre pensato di avere le spalle abbastanza larghe (me lo diceva spesso mio nonno) per sorreggere gli eventi che eventualmente si sarebbero presentati nella vita, ma era tutta presunzione. Sono una via di mezzo tra il mitologico Atlante e lo zoologico Stercorario: cammino a gambe larghe per scaricare meglio il peso di una palla di merda che sta sulle mie spalle, ma non so come ci è finita, forse è caduta dal cielo, forse se la sono persi quelli della nettezza urbana universale. Mi piace tanto la parola "monnezza", perché mi sembra che sfoghi tutta la caparbietà delle nostre incrostazioni temporanee (i sacchetti della spazzatura) e di quelle costanti (noi stessi), però purtroppo sono padano e quella parola non la posso pronunciare come si deve: monnezza! Vorrei incidermi sulla schiena un frase epica, qualcosa che poi i posteri possano rammentare mentre sono intenti a scorrere il catalogo dei posteriori celebri, una frase ad effetto insomma, che riesca ad incarnare tutta la mia desolazione. Non la trovo. Ci provo e non la trovo: sono troppo post-moderno, post-umo e post-remo per riuscire a trovarla. Scrivo le miememorie dove non posso vederle.