pudenda

domenica 21 marzo 2010

Idiot

Insorgo contro quella mia parte incapace di concedersi una frattura. Non lascio spazio alle emozioni, nemmeno alle mozioni, non esiste alcuna pulsazione inconsulta. Anelare un infarto è reazione quantomai macroscopica (lo ammetto). Dimentico la mia gioia sul davanzale, come una torta di mele lasciata raffreddare al sole di marzo. Dimentico la distanza, quella giusta, con le cose, fraintendendo così anche il mio andirivieni tra insorgenze, sporgenze e contaminazioni. Sciopero contro quella parte vigliacca che si arresta al limite del baratro, poi niente, nemmeno un tuffo: puff! Con le braccia incrociate cammino in cerchi concentrici che si dibattono alla luce falsa delle candele, aspettando l'attimo in cui un vento qualsiasi sarà in grado di soffiare sul davanzale spegnendole. Dimentico tutto (ammettendo che sia possibile), dimentico di essermi dimenticato le parole giuste sotto l'abbraccio, le ho dette altrove con il fiato corto, il fiato sul collo. Protesto contro l'impossibilità di vanverare senza contegno, nessun ritegno (ovvero), ho ancora un debito con il ricordo. Mi resta la chiave dell'enigma in un cassetto (lo so per certo) eppure mi limito a guardare il cielo oltre il davanzale, quella parte che non si lascia buttare, gettando un seme verso la forza di gravità che non può tradire il suono del mio corpo-grave: puff!

martedì 9 marzo 2010

Quando il vento si misura in cappelli rotolati via

Con rassegnazione ci troviamo ad affermare.
Con rammarico siamo costretti ad ammettere.
Non ci sono soluzioni.
Esistono leggi fisiche precise e codificate.
La mente umana raramente si abbandona al caso, sfida il pregiudizio, mette in dubbio l’autorevolezza.
Più per più fa più e più per meno fa meno. La matematica non è un'opinione. Si alzi in piedi chi ha il coraggio di affermare il contrario.
Abbiamo cercato il logico.
Nei cassetti della cucina, dietro i cespugli, sotto il tappeto.
Nelle tasche del cappotto, sotto il lavandino del bagno, nel bagagliaio della macchina.
Non l’abbiamo trovato ma rimaniamo fiduciosi.
Con una discreta dose di certezza, ci permettiamo pertanto di mettervi in guardia.
Vi invitiamo a predisporre le dovute precauzioni per tutte quelle volte che.
Se piovesse, lo farebbe in orizzontale.

martedì 2 marzo 2010

Un cataclisma

C'è un cataclisma nel mio letto, mi giro, lo accarezzo. Ho la bocca sul cuscino, ho le bave alla bocca, ho il cuscino incollato alla fronte. Qualcuno sta sbavando sul mio dormiveglia: non ci fare caso, penso, invece lo faccio (purtroppo). Il letto è sudato come la mia voglia di cambiare posizione; poi mi accorgo di lei. Ecco allora che le soffio sugli occhi qualcosa, forse rovino un sogno, forse no. C'è la fine dietro l'angolo, ne sono certo, e dietro la fine c'è una coda, un cappello a sonagli, un serpente. La fatalità è un caso, mi accorgo di non aver mai (voluto) la voglia di avere scelta, così continuo a perseverare nel sonno. Il cataclisma attorciglia il letto, il mio cranio suda, le sue ciglia cigolano ma non sbattono. Lei cambia posizione, io accarezzo lo spazio vuoto che si è lasciata sfuggire. Premo la bocca sul cuscino incollato alla fronte; non ho avuto mai troppa fortuna (penso) con l'ironia della sorte. Dietro la fine c'è un angolo, dietro l'angolo uno spiffero, il nascondiglio del cataclisma (credo), o uno spiraglio.