pudenda

martedì 2 marzo 2010

Un cataclisma

C'è un cataclisma nel mio letto, mi giro, lo accarezzo. Ho la bocca sul cuscino, ho le bave alla bocca, ho il cuscino incollato alla fronte. Qualcuno sta sbavando sul mio dormiveglia: non ci fare caso, penso, invece lo faccio (purtroppo). Il letto è sudato come la mia voglia di cambiare posizione; poi mi accorgo di lei. Ecco allora che le soffio sugli occhi qualcosa, forse rovino un sogno, forse no. C'è la fine dietro l'angolo, ne sono certo, e dietro la fine c'è una coda, un cappello a sonagli, un serpente. La fatalità è un caso, mi accorgo di non aver mai (voluto) la voglia di avere scelta, così continuo a perseverare nel sonno. Il cataclisma attorciglia il letto, il mio cranio suda, le sue ciglia cigolano ma non sbattono. Lei cambia posizione, io accarezzo lo spazio vuoto che si è lasciata sfuggire. Premo la bocca sul cuscino incollato alla fronte; non ho avuto mai troppa fortuna (penso) con l'ironia della sorte. Dietro la fine c'è un angolo, dietro l'angolo uno spiffero, il nascondiglio del cataclisma (credo), o uno spiraglio.