pudenda

domenica 21 marzo 2010

Idiot

Insorgo contro quella mia parte incapace di concedersi una frattura. Non lascio spazio alle emozioni, nemmeno alle mozioni, non esiste alcuna pulsazione inconsulta. Anelare un infarto è reazione quantomai macroscopica (lo ammetto). Dimentico la mia gioia sul davanzale, come una torta di mele lasciata raffreddare al sole di marzo. Dimentico la distanza, quella giusta, con le cose, fraintendendo così anche il mio andirivieni tra insorgenze, sporgenze e contaminazioni. Sciopero contro quella parte vigliacca che si arresta al limite del baratro, poi niente, nemmeno un tuffo: puff! Con le braccia incrociate cammino in cerchi concentrici che si dibattono alla luce falsa delle candele, aspettando l'attimo in cui un vento qualsiasi sarà in grado di soffiare sul davanzale spegnendole. Dimentico tutto (ammettendo che sia possibile), dimentico di essermi dimenticato le parole giuste sotto l'abbraccio, le ho dette altrove con il fiato corto, il fiato sul collo. Protesto contro l'impossibilità di vanverare senza contegno, nessun ritegno (ovvero), ho ancora un debito con il ricordo. Mi resta la chiave dell'enigma in un cassetto (lo so per certo) eppure mi limito a guardare il cielo oltre il davanzale, quella parte che non si lascia buttare, gettando un seme verso la forza di gravità che non può tradire il suono del mio corpo-grave: puff!

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