pudenda

domenica 11 aprile 2010

Alloro

Osservo una siepe d'alloro, non sono Leopardi, non vedo niente oltre la siepe. C'è il cielo sopra, ne sono sicuro, anche se per poco, poi scompare. Forse me lo metterei in testa l'alloro, ma non sono Dante, nemmeno Petrarca, nemmeno il terzo con la corona: non me lo meriterei, questo è certo. L'alloro ha un buon profumo, le mie lenzuola no, non le cambio da mesi. Mi viene sempre in mente il pollo arrosto quando annuso l'alloro, che non ci posso proprio fare nulla, mi viene sempre l'acquolina in bocca e, se sono al mercato, mi dirigo automaticamente verso il camion con i polli allo spiedo e ne compro uno. Questi tagliano la siepe, come se fosse burro, ma con il decespugliatore. L'alloro non canta come quelli che lo portano in testa, forse piange, ma io non lo sento. Oltre la siepe forse c'è il buio, la zuppa, i cavoli a merenda, ma io che ne so? Non sono mica Leopardi, nemmeno Giulio Cesare, nemmeno un cuoco. Io con l'alloro non ci faccio niente, me lo posso anche mettere in testa, così faccio l'albero come nelle recite alle elementari (mi veniva davvero bene). Annuso l'aria, la siepe è tagliata, ora vedo un po' meglio di là: ci sono le macchine parcheggiate, i motorini anche. Qui non siamo a Recanati, l'infinito non fa per noi, nemmeno l'alloro, a noi ci basta il pollo arrosto con le patate, anche quando siamo pessimisti. Ho una corona d'alloro secca in camera, era la mia, quando mi credevo ancora laureato, ora non lo sono più: taglio la siepe.

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