pudenda

domenica 25 aprile 2010

BINGO!

di Andrea Masotti

Quando sono entrati c'è stato un attimo di imbarazzo. Comprensibile. Io non mi sono fermato, non potevo fermarmi cazzodio, non potevo. Loro l'hanno capito, e adesso mi lasciano stare.
Tutto è cominciato in un inverno degli anni '90, all'Ariston proiettavano "A piedi nudi sul porco". Io sono entrato e ho raggiunto il mio posto in quarta fila, i primi fiati riempivano il buio della sala. Mi sono seduto e ho aspettato che la situazione si scaldasse. Al primo anale ho tirato fuori la verga eretta e dura, e ho cominciato. Da allora non ho più smesso.
La trivellazione del culo ha lasciato posto all'orgia, dall'orgia si è passati ai sadismi in lattice, un tripudio di falli dentro e fuori un tripudio di corpi, senza tregua, coriandoli di sborra disegnavano epicuree traiettorie nel basso cielo del cinema. E io sempre lì, a frizionarmi il cazzo con foga, i muscoli tesi e sudore freddo ai piedi. Mi masturbavo energicamente, l'erezione era granitica, ma qualcosa non andava. Non venivo. Non riuscivo a venire.
Il film è finito, le luci si sono spente, e io rimanevo lì, per ostinazione e per la foga che non cedeva, e lì sono rimasto, da allora.
Quel film è stato l'ultimo dell'Ariston, quell'anno il cinema porno ha chiuso, e quando tempo dopo hanno messo su il bingo mi hanno trovato ancora lì, nel mio posto in quarta fila, a masturbarmi. Operai gentili e pragmatici hanno chiuso la sala, e mi hanno lasciato nella penombra.
I mesi passavano e l'eccitazione non diminuiva, vivevo ogni giorno sempre sul margine del coito, con l'orgasmo in gola, dimenticato dalla fame e dalla sete, i sensi storditi. Forse più magro, più lento nei movimenti, con la schiena rachitica piegata su un pene perennemente fiero e sanguigno, di acciaio, a ripetermi con gli occhi chiusi "A piedi nudi sul porco" e tutti gli altri film, scena per scena.
E poi sono arrivati questi. Non so in che anno siamo, non distinguo il giorno e la notte, ho perso la cognizione del tempo. Quando sono entrati c'è stato un attimo di imbarazzo. Adesso sembrano essersi abituati a me, mi lasciano stare. Io piano piano ho ripreso vigore, tutta questa fervida attività intorno mi ha restituito freschezza, brividi di piacere scuotono lo stanco affanno di prima, solletico lungo la schiena, torno a maneggiare il cazzo con forza, su e giù, aumento il ritmo.
Forse quest'anno vengo.

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