pudenda

lunedì 10 marzo 2008

Il Coito della Lavatrice

di Enrico Mazzardi

Questo è un brevissimo racconto di fantascienza autobiografica. Ovvero una rielaborazione di reali ricordi d’infanzia, in cui l’elemento fantastico inserito è chiaro fin da subito: le lavatrici non lavano piatti. E mi scuso fin da ora con la trascurata categoria delle lavastoviglie.


Erano le 14 e 32 quando mi svegliai sul sedile anteriore della station wagon di mio padre. Avevo 9 anni compiuti da una manciata di giorni e per regalo i miei mi portarono allo zoo-safari, che era vicino alla località dove stavamo trascorrendo gli ultimi giorni di vacanza. Ero decisamente emozionato all’idea di vedere dal vivo le bestie di Piero Angela. Leoni giraffe tartarughe porcospini licaoni leopardi capre ghepardi lavatrici pinguini mannari pastori maremmani pappagalli Delfini tigri elefanti ippopotami pangolini ippogrifi topi alati bradipi e il figlio di Piero Angela, quello che parla a gesti ma dicono abbia oramai il pollice opponibile (cosa non può l’evoluzione). Continuavo a chiedere siamo arrivati – no – quanto manca – poco – vabeh ok intanto mi bevo un altro succo e presi in mano il barattolo e me lo sorseggiai di gusto fino ad aspirare rumorosamente il fondo della confezione con un compiacimento tutto infantile stampato sul volto. Se Dio vuole dopo 3 interminabili minuti arrivammo al cancello, i miei pagarono l’ingresso e varcammo la soglia di quel mondo popolato da bestie. La mia fantasia aveva creato certo delle aspettative esagerate rispetto allo spettacolo che effettivamente mi si presentò davanti agli occhi. La vasca dei Delfini era angosciante: l’acqua torbida, stagnante e maleodorante avrebbe condannato senza ombra di dubbio i cetacei ad una morte atroce nel giro di pochi giorni. Il bradipo andava velocissimo da un ramo all’altro, e ci fu poi detto che la povera bestiola aveva dei problemi con le anfetamine, brutto affare insomma. Arriviammo* infine allo spiazzo del mio animale preferito che avevo studiato tanto ma tanto sul “Grande libro degli animali” quando appena sapevo leggere, a 4 anni. Non si vedeva nulla, e nulla si vide per qualche minuto.
Poi all’improvviso sbucarono da dietro un cespuglio una lavatrice traballante e a stretto giro, a due metri di distanza, un lavatore (esemplare maschio della lavatrice, poco nominato perché inadatto a pulire, producendo esso troppa schiuma). Era chiaramente un inseguimento tra i due, ma condotto a velocità esasperatamente ridotta. Ci vollero 5 minuti perché il distacco tra i due marchingegni traballanti si riducesse a una manciata di centimetri. A quel punto avvenne una cosa che lì per lì non mi spiegai. Il lavatore aprì lo sportello lasciando che si diffondesse il rumore della vaschetta interna, animata da un crescente moto vorticoso. I due erano ora appiccicati, e vibravano sempre più forte. La scena andò avanti per 2 minuti almeno, concludendosi con l’entrata in funzione della centrifuga del lavatore, che con clangore finì fuori giri. Scese un po’di schiuma dallo sportello socchiuso, e finalmente la scena si concluse. Passai tutto il tempo del ritorno a casa senza proferire parola, perplesso e corrucciato stando seduto rigidamente sul sedile posteriore. Ci volle tutta la pazienza dei miei genitori per farmi capire cos’avevano combinato sotto i miei occhi quelle due selvagge macchine. Da quel momento vivo una certa repulsa per il mondo della natura.
E, sarà un caso, ma io son poi cresciuto lavando i piatti a mano.

*("arriviammo" è un hapax legomenon nella lingua italiana, creato apposta per rendere un magnifico misto di presente e passato con una tinta particolarmente coinvolgente a livello fonetico)

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