pudenda

sabato 2 maggio 2009

GEN-2 Persona





Mi svegliai ricoperto di saliva. Accanto a me il mio cane, sgozzato come un cane. Libri ovunque, sparsi in maledizione. MALEDIZIONE. Le finestre erano ancora aperte, chiunque avesse trinciato quello scempio non doveva essere lontano, o perlomeno doveva aver lasciato le finestre aperte. Annusai la lampadina.
Non potevo indugiare, andai all'armadio e indossai il mio costume, guardai per l'ultima volta Tiboer Più Elle -Sarai vendicato, mio fedele amico-, e mi lanciai dalla finestra.
Sono Pierrot, e non so volare. Me ne resi conto al piano del lounge pub, il 52, e mi preparai all'impatto. No che invece, guarda te alle volte, no che passa Dumbo! Mi raccoglie in volo con la sua spocchiosa proboscide e mi deposita sulla sua groppa. Quanto è cresciuto, mi dico volando nella notte di Chicago, da come lo ricordo nel cartone! Un signor elefantone! Mentre vola mi permetto di lasciar scivolare una mano fino al buco del suo culo, infilo il dito e comincio a stimolarlo, tirandolo dentro e fuori sempre più veloce.
Atterriamo male, con un cerchio alla testa e la bocca impastata. MALEDIZIONE, mi dico, MALEDIZIONE. Lo abbraccio e ricomincio a correre.
Sto arrivando dolce amore aspettami mia stella.
Ed è a questo punto che la storia si fa strana.
Sotto un gran lampione incontro una puttana
dal peso del lampione schiacciata poverella
quanto è gracilina lo ben vedo, ma è pur bella
e noi la si conosce la natura umana:
sopra la sua palpebra sfoggio il mio bukkake
contro il suo nasino esplodo una panzana
dentro le sue scapole preparo una cheesecake
lungo la sua guancia un banale manrovescio
acchè per ricordo eterno stampo lì le lascio
e un solco nella gamba più profondo del Klondike
perchè sono Pierrot, l'eroino del Klondike.
La puttana mi guarda, sputa un flute di sangue e riesce a dirmi, con un filo di voce: pe-e-erchè?
Signora mia bella, perchè sono l'eroe poeta, che quel che fa mette in rimatatata.
Mi riferivo alle percosse, prova a dirmi, ma io non la sento già più, sono ormai lontano, corro nella notte, salvezza dei disperati, speranza dei deboli, riscossa degli afflitti.
Così è accaduto, e ci tenevo a raccontarvelo, che ad un certo punto della mia vita sono passato dal passato remoto al presente, per poi assestarmi su un'agile alternanza tra passato prossimo e imperfetto.