pudenda

domenica 29 giugno 2008

Negro

Non rispose subito, aveva timore di dichiarare il suo vero nome e di farlo registrare. Appena avesse ottenuto anche il più umile degli impieghi e avesse svolto il suo lavoro in modo soddisfacente, avrebbe dichiarato il suo nome, ma non prima; l'aveva taciuto troppo a lungo per poterlo rivelare in quella circostanza. Quindi, poichè al momento non gli veniva in mente altro, diede il nome con cui l'avevano chiamato negli ultimi posti di lavoro. "Negro".
"Negro?" chiese il capufficio voltandosi e facendo una smorfia, come se Karl avesse toccato il vertice dell'inattendibilità. Anche lo scrivano lo guardò per un momento con aria inquisitoria, ma poi ripetè. "Negro", e trascrisse il nome.
"Non avrà scritto Negro!" lo investì il capufficio.
"Sì, Negro", disse tranquillamente lo scrivano, e fece un gesto con la mano come se il resto fosse compito del capufficio. Questi cercò di dominarsi, si alzò e disse:"Dunque, per il Teatro di Oklahoma lei è ...", ma non riuscì a proseguire, non poteva agire contro coscienza, si sedette e disse: "Non si chiama Negro".
lo scrivano inarcò le sopracciglia, si alzò in piedi a sua volta e disse:"Allora le comunico io che è stato assunto per il Teatro di Oklahoma e che ora sarà presentato al nostro capo".

[da America, di Franz Kafka]

2 commenti:

piloro ha detto...

Questo è un ottimo assist.
Tra un pò vedrete Kafka come ve lo umilio. Tra un attimo.

Rossi infami.

Anonimo ha detto...

Provaci Jot, provaci, e ti colpirò negli affetti più cari.