di Michele Barbolini
In tutto quell'accalco, in quella furia promiscua delle biblioteche, pigiati in monticelli a ridosso dei caloriferi che pompano come in Siberia, in quella sala d'usura sudaticcia e malsana, nell'atmosfera ovattata dei tavoloni bianchi come le stufe di Oblomov dove stendersi a riposare, ma costretto invece nel vincolo di una sedia sempre troppo stretta con la schiena che scricchiola e si ritorce, sotto l'occhio di ragazzine venute per la sfilata giornaliera e dottorandi in via di congedo, ho preso bene le misure tra colonna e scaffale, due lunghe corde belle tese, tre giri l'una, ho steso lì nel mezzo la mia amaca e dondolando come una siliqua mi sono avvoltolato col mio libro.
sabato 1 dicembre 2007
L'amaca
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