pudenda

lunedì 11 ottobre 2010

Aut Unno Caldo

Ho la finestra di fronte che mi guarda in faccia come se non potessi sfuggirle. Le altre restano spente, forse non se la sentono di spiare. Il suo occhio (di bue) mi penetra nella stanza, scuiando la mia intimità, pelle dopo pelle dopo pelle. Vedo allora le mie budella gettarsi di sotto e l'esplosione che è un controbalzo sordo. Un piccione scuote la testa, un altro vomita sul davanzale, mentre quell'uomo (sempre quello) brucia foglie di carta per dare un ritmo al tempo. Stanno le macchie sull'asfalto a testimoniare le pisciate notturne, forse le avventure di uccelli ubriachi, alla ricerca di angoli bui: per volare. Ho la fronte calda, sarà l'autunno. Ho le mani fredde, sarà che il riscaldamento non è ancora acceso (dov'è quello globale quando serve?). Non c'è più la finestra che mi fissa, l'hanno spenta, allora per solidarietà spengo anche la mia; poi mi spavento, scosto la tenda: nessuno scherzo. Stanno le foglie, come le mie convinzioni, per cadere. L'autunno suda, senza correre il rischio di scaldarsi troppo; noi ci agitiamo, ma l'agitazione non riscalda, è solo uno sbalzo di pressione.

2 commenti:

piloro ha detto...

Sarà anche dovuto alla perdita graduale di giudizio -sicuramente al disilluso abbassamento delle pretese- ma fatto istà che stai entrando nel patetico pantheon dei miei protoscrittori preferiti.

Oè, comincerò anch'io a girare con Manganelli in tasca, e vedremo che ne verrà. Nulla dovesse venirne, aggiungerò il determinativo e ridurrò la maiuscola, e libererò la frustrazione sul primo deodato passante.

E vedremo che ne verrà.

poplite ha detto...

Pure a me mi piace. Molto.
Un sacco di immagini belle.