pudenda

venerdì 13 febbraio 2009

E trovo rifugio in un pozzo

La mia città è quella che mi porto dentro, più o meno, mio malgrado, c’è dentro la musica di Ennio Morricone perché mio padre mi ci faceva una testa così, quando ero piccolo e anche tutti i filmatini dell’epoca hanno sotto quella musica lì. E poi ci sono tutte le cose che mi sono passate davanti e io sono sempre piccolo e vado a trovare gli altri a casa loro, perché ci sono tutti quelli che ho conosciuto, c’è la casa di Maurizio Scarpulla che mi ha insegnato quasi tutte le parolacce che conosco, c’è la casa di N.L. che si scaldava nel microonde il piatto per farsi una striscia, mentre con A.P. facevamo a gara per vedere se riuscivamo a fumarci un cannone facendo le flessioni, poi c’è la casa Laura di Lumezzane, che non so perché mi è venuta in mente adesso, c’è quella di Gianluca Zanardelli che nel Lumezzane ci giocava, prima di venire a vivere a San Polo, e che una volta gli avevo raccontato che mia mamma mi aveva detto che quelli che non gli vengono gli orecchioni forse diventano sterili e lui mi aveva risposto che per non essere sterili serviva la sbora e poi è corso in bagno perché aveva la dissenteria.
Ci sono tutte queste case e io non invito nessuno a casa mia e mi invitano gli altri perché quell’essere invitato è già casa mia e io sono sempre piccolo perché con tutte le persone che incontro e le cose che ho fatto mi sembra di non crescere mai e neanche la città cresce o si allarga, semmai sono le strade che scompaiono. Ecco, facciamo che la mia città non si allarga, ma ogni casa nuova, ogni condominio, occupa lo spazio dove prima c’era una strada, che se la seguivi partivi dalla casa di uno e arrivavi alla casa di un altro, ma adesso, al posto di quelle strade da seguire e da scegliere, ci si mettono altre case o magari palazzi interi e diventa sempre più come a Venezia che se apri una finestra finisci nella casa di un altro e il problema non è il fuori, perché il fuori non esiste più, perché comunque vada sei sempre dentro a qualcosa, sempre a chiedere permesso prima di entrare sempre a salutare prima di uscire, ma non si esce mai, sei sempre dentro perché di strade da scegliere, in mezzo, non ce ne sono più. E questo, per quel che mi riguarda, è un problema.

1 commenti:

Anonimo ha detto...

s'o dici te...