pudenda

martedì 3 maggio 2011

Im-paris

L'odore di piscio sbuca dietro l'angolo, nella metropolitana, colpendoti in faccia con tutta la sua irriverenza, e non lo puoi evitare. Segui le suole di altre scarpe, che seguono le suole di altre scarpe che salgono le scale, e poi le scendono anche, mentre le tue ti fanno male, e non sai perché. Schivi gli sputi, oltrepassi le noccioline, sfiori una donna profumata; poi una vecchia ti spinge, tu barcolli verso il muro, strappi un manifesto già mezzo strappato, non urli niente e te ne vai. Ogni giorno chiaccheri con la tua solitudine e le dici di non fare brutti scherzi, ma lei non dice niente, ti sorride, si sistema i baffi finti e resta lì. Allora cerchi di parlare con le persone, ma le parole si fermano lì, come un'esitazione tra il dentro e il fuori, che non sa dove andare: ti resta un sapore di niente nella bocca. Così accumuli del fiato tra le labbra, che non riesci più a trattenere; non ti resta che sbuffare e continuare, come i veri parigini. C'è un pupazzetto morto sul marciapiede, lo calci e vai via. C'è un pezzo di pane, lo calci e vai via. C'è un bottone giallo, lo raccogli e vai via. E' una lotta impari tra te e la città, che sa esattamente quello che non puoi trovare. Ti aggreghi ad una manifestazione: un segno di ribellione (pensi). Poi aspetti che il sole tramonti, per insultarlo di nascosto.

2 commenti:

piloro ha detto...

le cose che scrivono mi spezzano le gambe dello stomaco
che è un modo per dire senza esser capiti
che mi gustano assaje

Anonimo ha detto...

Sono "tombata" qui per caso: leggo, annuisco, capisco. :) Paris è una città difficile, ma solo se a quella solitudine tu dai il permesso di restare. Il sorriso è il miglior bottone giallo da attaccare sul tuo viso e su quello di chi passa e te lo vede: parlerà.
Buona Paris!