Un vecchio ubriaco mi barcolla davanti, cammina a fatica sulle sponde dei piedi, vedo le sue mani sbucare fuori dalla giacca, troppo grande. Un cieco sbatte il suo bastone bianco contro una panchina, due gambe lunghissime lo dribblano, sorreggendo una minigonna rossa. Una coppia urla in mezzo alla strada, una bici sfrecciando li taglia in due. Lei raccoglie la borsa, lui non insegue la bici. Una pioggia fine cade e non bagna. C'è un uomo sdraiato su un materasso per strada, abita l'angolo morto tra due palazzi. Sento lo scricchiolio che fanno le scarpe di quelli che giocano a basket nel campetto sotto casa. Qualcuno urla, la donna col passeggino non si spaventa, il bambino ride. Le strade si fanno passeggiare al ritmo che preferisci: ora lente e distratte, ora frenetiche e scontrose, come se stessi inseguendo qualcosa tra la folla. La pioggia continua a cadere e non bagna. Seguo le traiettorie di persone che mi portano fuori rotta, e immagino le loro vite al riparo dalla strada. Seguo una ragazza nera che cammina rapida e silenziosa, un uomo con un cappello strano, una signora con un tatuaggio sul collo, forse una chicciola, un bambino con la giacca verde che tiene per mano la nonna, alcune magliette a righe orizzontali che attraversano la piazza. Qualcuno cerca di rubare il telefono ad una ragazza che lo tiene in mano. Nessuno si accorge della pioggia, nemmeno le finestre sembrano bagnarsi. Allora fermo la clessidra e immagino il mare, la neve, le foglie gialle fuori stagione.
martedì 7 giugno 2011
domenica 29 maggio 2011
DOPO LA BIRRA, PRIMA DELLA SPUMA
- C'erano parecchie altre riviste, tutte molto felici perché potevano vedere l'Umilissimo Mangiamerda. Ne cito alcune: costolame, pazzelfo, ignubile, malma, tegliera, aleppo, generAzziode, taccuino all'idrovora. Altre le trovate elencate qua: qua.
- Noi riviste abbiamo parlato tra di noi, alcune provocando un certo imbarazzo per delle cose rimaste tra i denti, visibilissime. Si è parlato di cose belle, primaverili e turgide, come dell'opportunità di costruire una rete per supportarci a vicenda e arrivare meglio al lettore (il primo passo è questo blog: questo blog); della voglia di rendere il BIRRA un evento fisso, a ricorrenza annuale, e importante a livello nazionale; dell'idea di creare un'EMEROTECA DELLE RIVISTE INDIPENDENTI, dislocata potenzialmente in tutta la nazione, con relativo motore opac di ricerca online.
- Birra. Non l'acrostico, l'altra. E molta g.r.a.p.p.a..
- Il Traghetto Mangiamerda si è prodotto in una squisita performance di action compositing, ignorando Gutemberg con sprezzo, risultato della quale è
Un parto invero ancora in corso, per ora sono uscite la testa e una gamba, e che terminerà -tornati a Gutemberg con la coda tra le gambe- in un lampo o poco più. Attendete tutti con gli occhi spalancati e senza respirare, per ora accontentatevi di questa anteprima:IL NUOVO NUMERO
DEL TRAGHETTO MANGIAMERDA.

martedì 17 maggio 2011
MANGIArMERDA e BIRRA!
Raffaele Bendandi pare l'avesse previsto da tempo,
ma come spesso accade non gli avevano dato retta.
DOMENICA 22 MAGGIO
sbarcherà al BIRRA, il festival delle riviste alternative italiane
Una foto:
Per l'occasione, pulviscolari Atteoni,
potrete ammirare le nostre sciocche membra
E
-godere dell'ultimo numero!
-godere del numero dopo!
-godere delle nuovissime spillette!
E non è tutto.
martedì 3 maggio 2011
Im-paris
L'odore di piscio sbuca dietro l'angolo, nella metropolitana, colpendoti in faccia con tutta la sua irriverenza, e non lo puoi evitare. Segui le suole di altre scarpe, che seguono le suole di altre scarpe che salgono le scale, e poi le scendono anche, mentre le tue ti fanno male, e non sai perché. Schivi gli sputi, oltrepassi le noccioline, sfiori una donna profumata; poi una vecchia ti spinge, tu barcolli verso il muro, strappi un manifesto già mezzo strappato, non urli niente e te ne vai. Ogni giorno chiaccheri con la tua solitudine e le dici di non fare brutti scherzi, ma lei non dice niente, ti sorride, si sistema i baffi finti e resta lì. Allora cerchi di parlare con le persone, ma le parole si fermano lì, come un'esitazione tra il dentro e il fuori, che non sa dove andare: ti resta un sapore di niente nella bocca. Così accumuli del fiato tra le labbra, che non riesci più a trattenere; non ti resta che sbuffare e continuare, come i veri parigini. C'è un pupazzetto morto sul marciapiede, lo calci e vai via. C'è un pezzo di pane, lo calci e vai via. C'è un bottone giallo, lo raccogli e vai via. E' una lotta impari tra te e la città, che sa esattamente quello che non puoi trovare. Ti aggreghi ad una manifestazione: un segno di ribellione (pensi). Poi aspetti che il sole tramonti, per insultarlo di nascosto.